In questa sezione vengono raccolti interventi ed articoli su discipline ermetiche ed esoteriche.
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di Giorgio Sangiorgio

Le danze sacre sono espressioni artistiche rituali di antica tradizione, che venivano utilizzate nei templi egizi, greci e dell’oriente presso determinati ordini sacerdotali; oppure al di fuori della religione ufficiale nelle scuole cosiddette misteriche, per trasmettere insegnamenti e pratiche iniziatiche. Esse erano spesso accompagnate da musiche e canti particolari, con armonici superiori o iper toni, che costituiscono un ponte di collegamento tra le note udibili dall’uomo e vibrazioni formative di emanazioni cosmiche, dette anche musiche delle sfere celesti.
danza sacraDifatti queste danze, quasi sconosciute nell’attuale società, non hanno un fine di divertimento come quelle moderne praticate nelle discoteche, né un solo fine artistico come la danza classica esibita nei teatri, ma sono uno strumento molto sofisticato per facilitare nei praticanti una graduale trasformazione psicofisica e una trascendenza spirituale, per espandere la percezione e l’attenzione, portando alla fine ad uno stato di coscienza olistico, permanente e unitario. Questo stato sarebbe olistico perché superiore alla semplice somma degli stati di percezione individuali, legati ad aspetti parziali della realtà; perché  coglie le correlazioni esistenti tra il microcosmo uomo  e il macrocosmo universo.
Per molti secoli l’Occidente ha scordato la funzione spirituale della danza, dato che la Chiesa Cattolica medievale, a differenza del canto gregoriano e cistercense prima, della musica polifonica poi, l’aveva esclusa dalle funzioni religiose, considerandola un’espressione tipica del corpo, quindi troppo vicina alla carne e al peccato. Invece nel Medio Oriente islamico si è sempre mantenuta questa tradizione, ad esempio con  la danza dei sette veli o la danza dei Dervisci, ancora oggi praticata nell’ambito della scuola esoterica dei Sufi. 
Una riscoperta è avvenuta invece nella prima metà del Novecento, grazie all’iniziato Georgei Gurdjieff, nato intorno al 1870 ad Alessandropoli, tra il Caucaso e l’Armenia, da una famiglia di origine greca. Egli ha riproposto le danze sacre, attuate con movimenti corporei incisivi e precise geometrie, che ricalcano i simboli dei principi fondamentali dell’esistenza, ad esempio la croce con i quattro elementi, oppure l’enneagramma, una geometria che esprime attraverso la successione dei nove numeri primi i processi evolutivi della natura; con ritmi che rispettano le grandi leggi matematiche dell’universo, soprattutto quella delle ottave con la scala delle sette note o dei sette colori, associati a sette archetipi o pianeti operanti nel mondo. 
La pratica di queste danze é stata trasmessa attraverso l’Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo, fondato da Gurdjieff in Russia nel 1913, successivamente trasferito in Georgia, a Costantinopoli, a Berlino e infine a Parigi; mentre l’insegnamento iniziatici è stato tramandato in parte dai suoi scritti – “I racconti di Belzebù al suo piccolo nipote” ed “Incontri con uomini straordinari”_ ed in parte da quelli dei suo discepolo Peter Ouspensky – “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” e “La quarta via”-. 
Gurdjieff è morto a Parigi nel 1949 e ha lasciato dietro di sé diverse scuole, sparse tra la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che hanno conservato soprattutto il suo patrimonio artistico: danze rituali, dette Movimenti, prese dalle tradizioni di diverse aree geografiche, dal Caucaso, dal Tibet,  dal Medio Oriente, dall’antica Grecia e antico Egitto, ma con adattamenti che rispondono alle esigenze dell’insegnamento di Gurdjieff: una gestualità spesso innaturale, movimenti decisi e marziali, che sacrificano la grazia e la morbidezza della danza classica per disarticolare meccanismi e schemi inconsapevoli.
La danza sacra non è da considerare un’espressione artistica fine a se stessa, ma un mezzo per svolgere in un gruppo ben motivato un duro lavoro interiore, che una volta ultimato non sarebbe più necessario continuare. Esso deve far cadere condizionamenti o automatismi psicofisici, per attivare una sincronia tra sensazione corporea, emozione e pensiero, al fine di  trovare un’effettiva e totale presenza di sé.  
Si può affermare che la pratica, attraverso precisi movimenti delle articolazioni del collo, delle spalle, delle braccia, dei polsi, delle anche, delle gambe, blocca gli eccessi oppure sblocca i ristagni nei flussi della vitale energia cosmica, che i vari vortici del campo energetico umano condensano e smistano attraverso canali sottili nei vari organi e apparati psicofisici.
A volte, muovendo alternativamente testa e braccia verso destra e sinistra, si stimolano separatamente con brevi impulsi l’emisfero sinistro e destro del cervello.  

In questo modo si trasforma il centro psichico inferiore, bloccando i pensieri incontrollati. Si lavora inoltre il centro motorio, con il controllo della propria gestualità, e si coinvolge il centro emozionale inferiore, con la produzione di una percezione più sensibile. 
La danza sacra ha anche la finalità di sbloccare l’intelligenza e la memoria innate del corpo, di potenziare i riflessi e i metabolismi regolati dal centro istintivo, oltre a far circolare meglio l’energia di base regolata dal centro sessuale. I contemporanei movimenti della testa, delle braccia  e delle gambe sono spesso scollegati fra loro e ciò fa funzionare, forse per la prima volta, in maniera indipendente il centro motorio, il centro emozionale ed il centro psichico, al di fuori delle abituali interferenze reciproche; poi, attraverso la loro successiva integrazione, attiva i centri superiori del pensiero e dell’emozione. 
Si lavora sugli atti automatici, i gesti stereotipati ed il comportamento imitato o appreso dagli altri, che limitano le capacità espressive del corpo, liberandolo da qualsiasi tipo di condizionamento. Tale lavoro è fondamentale per lo sviluppo di un campo energetico in sintonia con la realtà circostante, mobile e sensibile, che sia di supporto per un reale stato d’essere spirituale. 
Dopo un notevole sforzo e lo sblocco di radicate resistenze, nella danza sacra ognuno può esperimentare come il corpo sia in grado di metabolizzare la tecnica e di eseguire i movimenti più complessi, ad un ritmo molto elevato, con una fluidità ed un’armonia superiori, senza i freni del ragionamento o il timore di sbagliare; mentre il cuore e la mente siano in grado di sviluppare una forma di sentire e di pensare del tutto nuova. 
Le danze sacre non possono eseguirsi meccanicamente, ma solo mantenendo la più rigorosa consapevolezza delle proprie azioni. La testa, le braccia e le gambe spesso si muovono a ritmi differenti, e quando sembra naturale girarsi in una direzione, a volte l’esercizio richiede di voltarsi nella direzione opposta. Il minimo vagare dell’attenzione manda tutto fuori binario e quindi la danza è un indicatore molto sensibile dello stato interiore di chi lo esegue, oltre che una vera e propria iniziazione.  


Per rendere più completo il lavoro, ai movimenti del corpo si aggiungono particolari ritmi respiratori, conteggi, la ripetizione di parole emotivamente trainanti, di aforismi iniziatici, abbinando ad ogni parola o frase significativa un preciso movimento. 
Quando il gruppo dei danzatori è un unico campo energetico, tutti si muovono per tracciare geometrie sacre sul suolo: il quadrato iscritto nel cerchio, la croce, il pentacolo, l’enneagramma, il labirinto: grafici rappresentanti i cicli di rigenerazione della natura, il moto apparente degli astri,  la lenta rivoluzione dello Zodiaco.


E’ da segnalare che l’origine più antica del labirinto, ricco di svolte, di trabocchetti e vicoli ciechi, è da ricercare proprio in una funzione coreografica.  Prima di diventare una costruzione arborea o di pietra, il labirinto era un tracciato complesso, disegnato sul terreno, ove poter svolgere danze sacre con molte giravolte. Tale movimento rispecchiava un’attività labirintica interiore, evolutiva, l’entrata nei meandri oscuri nella psiche, un cammino lungo e faticoso e l’uscita alla luce di una coscienza superiore.  

Giorgio Sangiorgio



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