In questa sezione vengono raccolti interventi ed articoli su discipline ermetiche ed esoteriche.
Per informazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
di Elisabeth Mantovani
Fin dall’antichità il sette ha esercitato un fascino enorme sull’uomo influenzando da vicino il suo mondo psicologico, religioso e culturale.
Questo numero è formato da una triade di prinpici creativi -coscienza attiva, subconscio passivo e forza coordinatrice della cooperazione- e da una quaterna materiale associata ai quattro elementi e alle facoltà sensoriali –aria corrispondente all’intelligenza, fuoco corrispondente alla volontà, acqua corrispondente al sentimento/sentire ed infine terra corrispondente alla morale.
Le sette arti ovvero scien tratto dall'Hortum deliciarum, 1175/85 |
Grammatica, Retorica e Dialettica da una parte, Matematica, Geometria, Astronomia e Musica dall’altra erano alla base degli insegnamenti superiori nel medievo ed erano considerate "septem artes liberales".
Da un punto di vista più pratico gli studiosi avevano osservato che ogni periodicità sembra legata al sette, pensiamo ad esempio ai sette toni della scala musicale che tornano al primo nell’ottava.
Sulle basi di tali osservazioni da sempre il sette fu associato alle fasi di sviluppo e di crescita dell’uomo e della Natura.
Già in epoca antichissima il filosofo greco Solone aveva diviso la vita umana secondo le sfere astrali in sette livelli di sette anni ciascuno. I pensieri del filosofo vennero ripresi da Filone di Alessandria e dai suoi seguaci.
Mistico, filosofo di provenienza greco-ebraica nonchè sommo interprete delle Sacre Scritture, Filone di Alessandria scrive a proposito dell’evoluzione umana: "Alla fine del primo settenario i denti da latte vengono sostituiti dai denti veri, alla fine del secondo si raggiunge la maturità sessuale, al terzo all’uomo spunta la barba (corrisponde cioè all’inizio della sua identità psicologica), il quarto è l’apogeo dell’esistenza umana, il quinto il momento del matrimonio, il sesto porta la maturazione della ragione, il settimo al compimento della comprensione e della ragione, l’ottavo è il momento della contemplazione, il nono il dominio delle passioni e quindi la giustizia e l’indulgenza. Tuttavia" ci dice Filone con un espressione che si è conservata nel tempo " è meglio morire nel decimo, poiché quanto resta ancora da vivere all’uomo non è che fragile ed inutile vecchiaia".
Ed anche l’Antico Testamento ci conferma che " la durata della vita è, in sé, settant’anni".
Tre periodi sembrano acquistare nella tradizione popolare un’importanza rilevante per lo sviluppo della vita umana scandito dalla simbologia del sacro sette e del nove: sette per sette, nove per nove, sette per nove.
Quest’ultimo ritenuto particolarmente infausto poiché il sessantatreesimo anno di vita è quello del "grande climaterio".
Non solo nell’area mediterranea il sette pone in essere le fasi di sviluppo umano, anche nell’antica Cina questo numero è legato all’evoluzione della vita ed in particolare a quella della donna: all’età di sette mesi la bambina mette i denti da latte, all’età di sette anni li perde, in due volte sette anni si apre "la strada dello yin" ovvero si compie la sua maturità sessuale ed infine a sette per sette, cioè quarantanove anni, raggiunge il climaterio. Da un punto di vista biologico ciò è esatto se si tiene conto poi che il ciclo mestruale si manifesta nella donna in periodi contrassegnati da sette per quattro giorni e che la gravidanza viene calcolata grazie al supporto del numero sette, si può essere certi che questa unità di misura rientri a pieno nello svolgimento dell’essere femminile.
"In base alle sue forze occulte" dunque "il sette sembra porre in essere tutte le cose, dispensa la vita ed è fonte di ogni mutamento, poiché la Luna muta le sue fasi ogni sette giorni. In questo modo il sette influenza tutte le cose sublunari" ed è perciò particolarmente legato alla creazione e alla mutazione delle forme da sempre attribuita ai misteriosi influssi lunari.
In astrologia la Luna è infatti creatrice e distruttrice delle forme vitale signora di quel mondo fisico che si muove e si trasforma sotto l’influsso animico delle forze lunari.
Le sette sfere celesti nella visione Tolemaica |
L’adorazione del sette nelle culture più antiche potrebbe risalire proprio all’osservazione delle fasi della Luna, la cui forma muta visibilmente ogni sette giorni. In molte antiche civiltà, tra le quali anche gli assiro-babilonesi, il dio della luna era una divinità suprema inoltre, sempre presso i babilonesi, erano conosciuti ed utilizzati nelle predizioni astrologiche i sette pianeti comprendenti : Sole, Luna, Mercurio, Marte, Venere, Giove e Saturno.
Come si può ben notare il numero sette in questo caso comprende anche due non-pianeti, il Sole e la Luna ed è perciò che molti pensatori sono arrivati alla conclusione che i due luminari siano stati aggiunti proprio per raggiungere così il "sette ideale".
Con un’allusione ai misteri dell’universo svelati da questo numero sacro Goethe, grande conoscitore della simbologia numerica, scrive:
Die Planeten haben alle sieben / Die metallnen Tore aufgetan
(I Pianeti hanno aperto tutte le sette porte di metallo)
L’india conosce i sette Chakras, i punti sensibili del corpo umano nei quali si concentra la meditazione. Questi "canali dell’energia" sono associati ai sette pianeti e alle chiavi segrete della conoscenza che essi rappresentano e che, secondo l’Astrologia Esoterica, devono essere girate ciascuna sette volte prima che ci rivelino la loro particolare lezione.
Tornando nell’area mediterranea ancora presso i babilonesi la piramide sacra, lo Zikkurat, ha sette gradini e allude al mistero della conoscenza insito nel sette. Da ciò sembra siano derivati anche i sette scalini del Tempio di Salomone, il tempio della conoscenza e della saggezza sacro agli Ebrei.
Ancora in ambito ebraico il sacro sette svolge una funzione determinante: sette sono le braccia del Menorah, il candelabro ebraico, associati ai sette rami dell’Albero della Vita dove crescono su ciascuno sette foglie!
E nella tradizione cristiana? La Chiesa cristiana ha sicuramente ampliato la sacralità del sette già presente nell’Antico Testamento.
Gesù sulla croce pronuncia sette parole, ma soprattutto nell’Apocalisse porta nella mano sette stelle e ancora si racconta che: l’Agnello della Vittoria ha sette corna, vengono aperti sette sigilli, sette missive vengono inviate alle sette comunità, la settima tromba sancisce in compimento del mistero divino! E chi mai potrebbe dubitare della sacralità di questo numero?
L’esegesi cristiana ha così scoperto numerose qualità del sette: come numero sacro e perfetto si riferisce al settimo giorno, quello del riposo del Creatore; ma è anche il numero della caducità del tempo poiché l’eternità inizia l’ottavo giorno che fa riferimento alla Resurrezione di Cristo.
Anche la simbologia cristiana conosce la divisione del sette nei suoi principi costituenti, il tre spirituale e il quattro materiale: i sette sacramenti sono suddivisi in una triade superiore spirituale (battesimo, cresima, eucaristia) e da una quaterna pratica (pentimento, voto religioso, matrimonio, estrema unzione).
Il "Padre Nostro" è diviso in una triade rivolta a Dio e una quaterna rivolta all’uomo.
La stessa struttura la troviamo nella preghiera d’apertura islamica, la Fatiha, il primo sura del Corano.
Ancora nella simbologia cristiana legata al significato sacro del sette, troviamo i sette doni dello Spirito Santo che si contrappongono ai sette peccati mortali, le sette gioie e i sette dolori della vergine Maria e non può stupire a questo punto il fatto che anche la Messa sia composta da sette parti.
La musica sacra rinascimentale è un compendio di simbologia numerica: vi si trovano a questo proposito, mottetti a sette voci in onore di Maria o anche intesi come riferimento allo Spirito Santo.
Il sette associato alla Verginità di Maria ha però un antecedente nell’antica Grecia dove già in epoca pre-cristiana viene associato alla virginale Atena nata dalla testa di Zeus.
L’origine dell’associazione del sette alla purezza e alla castità ha ragioni matematiche: il sette è un numero primo "non genera e non viene generato", è perciò indivisibile e non ha alcun prodotto nella prima decade.
Già nel V secolo a.C. Filolao paragona il sette alla dea Atena, "conduttrice e signora di ogni cosa, eterna divinità, perseverante ed immota, sempre uguale a sé stessa, diversa da ogni altra" enunciando così le qualità essenziali di questa entità numerica.
Il carattere "non generante" del sette è ripreso dalla mistica ebraica: il settimo giorno della settimana il sabato, l’uomo deve osservare il precetto del riposo e non deve produrre nulla.
La ripetizione delle formule magiche, come delle preghiere e delle invocazioni in tutte le culture è scandita dal tre e dal sette.
Un influenza particolare ha avuto in questo senso l’alchimia medievale i cui procedimenti e le cui formule sono scandite dal numero sette: importante ad esempio era l’uso di ripetere sette volte le distillazioni. Anche i procedimenti magici di tutti i generi conoscono l’usanza di ripetere tre o sette volte una formula già efficace per sé stessa ed è perciò che anche la medicina antica, ancora legata a pratiche occulte, conosceva bene il significato e l’uso del sette.
La scuola di Ippocrate ci dice che: "Il numero sette domina le malattie e tutto ciò che nel corpo viene colpito dalla distruzione".
Agli antichi medici era noto che le malattie dolorose durano sette giorni o un multiplo di sette e questa credenza è sopravvissuta nella tradizione popolare di alcune culture.
L'albero alchemico |
Similmente per i pitagorici il sette era sinonimo di crisi e tutti i giorni divisibili per sette venivano considerati critici, compreso il settimo mese. Il sette come numero dello sviluppo e dell’opera occulta dell’intelligenza divina sulle forme, è il numero del cambiamento, della mutazione e per questo motivo viene anche considerato negativamente come numero "critico".
Ma il cambiamento e la trasformazione si manifestano il più delle volte come ascesa dell’uomo verso Dio o verso la saggezza.
E’ il caso della religione di Mitra e delle antichissime concezioni dell’ascesa dell’anima attraverso le sfere astrale da cui con ogni probabilità si è giunti nel mondo cristiano alla concezione dei sette gironi del Purgatorio e all’idea diffusa soprattutto in Oriente dei sette livelli mistici.
La religione di Mitra affonda le sue radici nell’antica Persia anche se successivamente arriva ad esercitare un’enorme influenza in tutta l’area mediterranea giungendo fino al nord Europa.
Mitra all’origine era una divinità solare, il culto poi, come numerosi movimenti religiosi del Vicino Oriente, viene sempre più sviluppandosi come una religione dei misteri.
Nei misteri di Mitra l’anima sale a dio attraverso le sette sfere planetarie rappresentate da sette porte attraverso le quali l’iniziato doveva passare abbandonando di volta in volta un capo del vestiario, gesto che si riferiva all’abbandono delle qualità umane. Dinnanzi all’ottava porte o Monte della Trasfigurazione l’anima si trovava ormai spogliata delle sue qualità materiali e pronta alla rinascita, a ricevere la luce.
Di conseguenza i riti espiatori e purificatori dei misteri di Mitra si svolgevano seguendo una cadenza di sette giorni, frequenza che ricorre ancora oggi in numerose pratiche e credenze popolari: ci vogliono di norma sette anni per essere liberati da uno spirito ed è noto che le apparizioni della dama bianca si ripetono preferibilmente ogni sette anni.
Se in base a tutto ciò ogni sette anni avviene un cambiamento considerevole nell’uomo nella sua parte spirituale o materiale oppure in entrambe è altresì notevole che ogni sette anni la voce di Dio si manifesti nella vita di ogni singolo individuo.
Non può stupirci quindi che grazie alla sua presenza in ogni periodicità dell’esistenza il numero sette possa essere inteso come numero tondo. Si pensi a tal proposito ad alcuni famosi stereotipi: i sette mari o le sette meraviglie del mondo o ancora nell’ambito mitologico alle sette teste dell’Idra o ai sette strati dello scudo di Aiace. Senza dimenticare l’uso del sette come numero tondo nelle fiabe, nelle filastrocche e nei detti popolari di tutti i generi. Chi non ha sentito nominare almeno una volta nella sua infanzia i sette nani, i sette corvi, le sette caprette o i sette cavalieri?
Sicuramente tutto ciò ci ha influenzato da un punto di vista psicologico all’uso quotidiano del sette ed è difficile capire quanto la tradizione da un lato e la psicologia dall’altro svolgano un ruolo importante nell’interpretazione di questo numero carismatico. Ciò che invece è chiaro è come ancora oggi molti di noi abbiamo la sensazione che la propria esistenza sia legata a particolari costellazioni numeriche all’interno delle quali sicuramente il sette svolge un ruolo importante come numero misterioso, occulto, perfetto, sapiente e sacro.
Elisabeth Mantovani
www.elisabethmantovani.com
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
This work is licensed under a Creative Commons License.
Further info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Visualizza l'elenco degli articoli e pubblicazioni