di Giorgio Sangiorgio
Dopo la scoperta dei caratteri mobili del torchio tipografico le immagini della tradizione alchemica cominciano a diffondersi in Europa tramite i testi stampati. Ma prima del Cinquecento solo l’architettura, la pittura e la scultura – in particolare nelle chiese romaniche o gotiche - possono trasmettere ai posteri i simboli alchemici. Pertanto nei secoli precedenti l’alchimia influenza direttamente o indirettamente la realizzazione di capitelli, bassorilievi, mosaici e vetrate dipinte, le cui allegorie tuttora esprimono silenziosamente i fondamenti della propria conoscenza.
Una di queste opere d’arte è la formella realizzata su di un pilastro centrale della cattedrale di Notre Dame e che costituisce forse la più nota allegoria dell’alchimia.
Una regale figura femminile regge con una mano due libri, di cui uno aperto, a simboleggiare le conoscenze che la natura rivela tramite l’osservazione dei suoi fenomeni; l’altro invece chiuso, a rappresentare i segreti della metafisica, accessibili solo agli iniziati. Inoltre sul petto è appoggiata una scala, rappresentante un flusso energetico crescente, che partendo dal centro istintivo sessuale può raggiungere e amplificare sia il centro emozionale che quello psichico.
Nel corso del XIV sec. - grazie all’arte dell’incisione e della stampa - i testi alchemici si arricchiscono con immagini suggestive ed alcuni sono costituiti esclusivamente da immagini emotivamente trainanti. Questi ultimi sono molto simili alle lamine dei Tarocchi, che nello stesso periodo si vanno diffondendo in Europa. D’altra parte le immagini ermetiche hanno la funzione di stimolare una feconda meditazione intuitiva e in quei tempi, presso le corti signorili, è frequente l’uso delle carte da gioco a scopo didascalico ed educativo per i giovani.
E’ pertanto probabile che l’elaborazione iconografica e simbolica dei Tarocchi sia stata influenzata da immagini e simboli alchemici. La lamina della Papessa, ad esempio, è assai simile alla formella di Notre Dame. Difatti la Papessa è l’allegoria della conoscenza universale, della sperimentazione dei processi e delle reazioni più segrete della natura vivente, che sono il fine principale dell’alchimia.
Secondo le interpretazioni degli studiosi dei Tarocchi, la Papessa è la conoscenza spirituale, l'atto conoscitivo che è stato animato e messo in moto dal Principio Assoluto. Essa è l’intuizione che si forma dopo il dubbio fecondo, dopo lo stato interiore di travaglio e la notte primigenia dell’opera al nero; simboleggia il potere oscuro della natura, che una volta illuminato dà la conoscenza.
La lamina rappresenta l’inconscio, che va svelato attraverso la meditazione e l’affiorare d’immagini ed intuizioni. Essa è pure la materia prima dell’universo intelligente, la dimensione sottostante quella materiale: una sostanza psichica passiva e malleabile, sempre in attesa di qualcuno che possa decifrarla e risvegliarla.
L'alchimista può essere associato al Bagatto, che ha il coraggio, la capacità e l'iniziativa di entrare in contatto con la Papessa, per procedere nella Grande Opera. Poiché questa carta rappresenta una figura femminile, ciò significa che nell’operatore maschio la conoscenza giunge attraverso l’amore animato dal suo lato femminile, attraverso l’accettazione di esso come parte integrante del proprio essere. Nell’operatore femmina invece le potenzialità si manifestano attraverso una fecondazione spirituale attuata dalla sua sfera maschile.
La Papessa è una carta estremamente positiva, in quanto rappresenta la porta da superare per arrivare alla scoperta dei grandi arcani della natura e della vita stessa. Il successo assicurato dalla carta non riguarda tanto il piano materiale dell'esistenza, quanto piuttosto la crescita interiore e l’integrazione del corpo con l’anima e lo spirito.
La Papessa suggerisce la pazienza ed invita a riflettere sulle cose, a procedere poco per volta, senza lasciare nulla al caso; infatti è associata all’intuito, ma anche alla deduzione e all’analisi del profondo, alla conoscenza di se stessi e degli altri. Dal punto di vista operativo indica che occorre ponderare bene le scelte ed attendere il momento opportuno per agire; che si ottiene il successo solo con la dedizione e la costanza.
Alla luce di questi significati, è ormai evidente che la Papessa è una allegoria del tipo di conoscenza che persegue l’alchimia. Difatti tale pratica ricerca l’unione con l’Assoluto, ma non sostituisce alla mancanza di conoscenza un credo mistico, come fa il religioso; né introduce il surrogato del dogma alla soluzione finale, anche se credere può essere un antidoto contro l'angoscia esistenziale. L’alchimista è un insieme di luci e di ombre, di dubbi e intuizioni; trova sostegno nella speranza unita all’impeccabilità della tecnica, ottenuta con uno sforzo straordinario, con lo studio analogico ed intuitivo del corpo umano e del mondo che lo circonda, con l’assorbimento graduale dello spirito universale.
La prassi alchemica non é un'adesione incondizionata ad una visione del mondo e non é ascetica, come certe vie religiose – ad esempio l’esicasmo occidentale o alcune forme di yoga orientale - segnate dalla svalutazione della vita di società e dalla mortificazione del corpo. Trattasi di una tecnica individuale, mediante la quale la realtà quotidiana deve essere fruita normalmente, nell'ambito delle relazioni umane, poiché l'esperienza nel tessuto mondano é parte integrante della tecnica stessa, che nei successi quotidiani trova i suoi riscontri.
L'alchimista applica ogni mezzo informativo: la sensazione o conoscenza del mondo esterno attraverso il potenziamento dei sensi e degli istinti; il sentimento o conoscenza del mondo interiore attraverso l’esaltazione e la purificazione delle emozioni; l'intuizione o conoscenza dell’inconscio individuale o collettivo attraverso la sospensione del ragionamento ordinario e l’improvviso affioramento dell’informazione simbolica; il pensiero o conoscenza astratta dell’universo per deduzioni o concetti, attraverso il ragionamento organico per analogia.
La conoscenza alchemica non é tale se prima non ha avuto un impatto profondo, se non é stata metabolizzata, se non si é fatta carne nella carne. A differenza della scienza, non ha la pretesa di essere definita in modo globale, omnicomprensivo, per la contraddizione che ciò che può essere definito è anche limitato.
L'alchimia é una scienza sui generis, perché il metodo sperimentale non é applicato oggettivamente, ma soggettivamente, dato che si verifica una continua e reciproca influenza tra lo sperimentatore e la materia che viene sperimentata. Le descrizioni o formulazioni sono pragmatiche e mutevoli, secondo l'opportunità del momento operativo; oppure interscambiabili, secondo il discorso del momento. Per questo motivi i trattati spesso sembrano contraddittori.
L’alchimia ha un atteggiamento conoscitivo e sperimentale, ma per trovare conferma alle sue teorie sulla natura non è indispensabile impiantare un laboratorio costoso e complesso, con forni ad alte temperature, con crogiuoli e svariati reagenti chimici, osservando i fenomeni derivanti dalla lavorazione dei metalli. E’ sufficiente approfondire le più recenti scoperte della fisica o della medicina olistica e poi, passando dalla teoria alla assai utile pratica manuale, eseguire esperimenti semplici: ad esempio impastare e cuocere del buon pane, con del lievito prodotto naturalmente ed un forno di cucina; coltivare un orto con prodotti biologici, seguendo i ritmi della natura; distillare con un piccolo alambicco, facilmente reperibile, della buona grappa dal mosto d’uva; raccogliere e distillare fiori o piante, per estrarne l’olio essenziale, gli estratti alcolici e salini.
Nell’alchimia interiore gli esperimenti più utili sono quelli che riguardano la chimica della alimentazione, della respirazione, della circolazione e dell’assorbimento delle impressioni esterne, per distillare al meglio e senza dispendio di energia gli alimenti grezzi che il corpo ossida, scompone e trasforma nelle sostanze necessarie a sostenere e potenziare il lavoro dei quattro centri dell’uomo: quello istintivo e sessuale, quello motorio, quello emozionale e quello psichico.
Dato che l’alchimia mentale presuppone un intimo legame tra pensiero e materia, tramite l’intermediazione delle immagini e dei simboli, è fondamentale visualizzare dei progetti e poi operare con coerenza per farli nascere in concreto, come sono stati prima immaginati. Ciò può avvenire soltanto attraverso un’attività che coinvolga corpo, anima e spirito. Essa può consistere in un’opera artistica, letteraria, terapeutica; comunque in un’opera del proprio ingegno, della propria volontà e del proprio amore.
L'alchimia é più di una scienza o di una religione, che vanno entrambe superate dalla conoscenza del cuore: la sintesi della scienza legata al corpo fisico, dell’arte legata all’anima e della trascendenza legata allo spirito. In questo senso è emblematica l’esortazione degli operatori a stracciare trattati e manuali, perché ad un certo punto dell’iter le parole e gli scritti sono inadeguati.
L’alchimia è una fisica che sconfina nella metafisica, che poggia i suoi postulati sulla visione di un universo organico e vivente, di cui l’uomo è parte integrante. L’alchimia ha un atteggiamento conoscitivo, è un insieme coerente di interpretazioni della realtà, messe alla prova attraverso il successo o meno in determinate attività. Esse possono consistere nella produzione di farmaci o preparati metallici, ma soprattutto nella cura della percezione e della consapevolezza, di relazioni positive con gli altri e l’ambiente circostante, delle iniziative che danno un senso ed un valore non effimero all’intera esistenza.
Influenzata dall’ermetismo e in parte da correnti gnostiche, l’alchimia ha il concetto base che la fede religiosa non sia sufficiente per aspirare ad una esistenza di armonia, di amore e di pace, oltre che ad una certa trascendenza; ma che occorra anche una conoscenza universale: la conoscenza delle leggi armoniche della natura, delle energie che muovono l’anima del mondo.
Per un alchimista è evidente che un uomo privo di una conoscenza olistica sarà soggetto a squilibri emotivi e psichici, ad aggressività, a insoddisfazione, alla ripetizione degli stessi errori: i motivi di fondo del continuo stato d’ignoranza e belligeranza della società umana.
Giorgio Sangiorgio
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